Lopez racconta al microfono di Selenia Orzella l’esordio in Italia con il disco che porta il suo stesso nome d’arte. Un progetto maturo, prodotto grazie a The Niro e Michele Braga
Aspettavamo il tuo primo disco ufficiale, il tuo disco d’esordio, che si chiama come te, Lopez appunto. In realtà nonostante abbiamo appena detto disco d’esordio, tu non sei esattamente un esordiente. Questo perché fai parte del mondo delle musica già da molti anni e avevi già pubblicato due dischi all’estero. In Italia sappiamo che è più difficile, ma finalmente sei arrivato anche qui grazie al sostegno di due produttori molto bravi: The Niro, aka Davide Combusti, e Michele Braga. Raccontaci come si è poi arrivati a Lopez.
«Dopo un lungo periodo di quella che potremmo chiamare gavetta, in cui ho suonato molto dal vivo, ho fatto diverse esperienze anche all’estero, ho finito una prima fase del mio percorso. Ho deciso di fermarmi un attimo e di trovare una nuova linfa artistica. Avevo quindi necessità di trovare un produttore e il caso ha voluto che io mi sia imbattuto in Davide Combusti. Io avevo già scritto alcuni brani, che ora fanno appunto parte di Lopez, e cercavo un nuovo sound che mi rappresentasse veramente, che desse una veste più matura al mio suono. Ho fatto ascoltare a Davide qualcosa, a lui piacquero molto; mi fece poi conoscere Michele Braga che scriveva e scrive tutt’ora colonne sonore per i film. Anche a lui piacque l’approccio chitarra e voce che avevo. Entrambi ascoltarono tutti i pezzi e mi proposero di produrli. Incominciammo così con due brani e a poco a poco nacque un feeling che abbiamo mantenuto fino ad ora».
Raccontaci di Solo un’ora, il singolo in rotazione adesso in radio. Tu dici che basta poco: fondamentalmente è questo il messaggio?
«Assolutamente sì. Solo un’ora è proprio un’istantanea; sicuramente trae spunto da esperienze personali, ma il messaggio è questo: che ci perde, ogni tanto, tra le difficoltà, le ansie, le paure e i problemi di tutti i giorni; tutto ci sembra insormontabile, ma poi ci rende conto che non è così. Se invece mi concedi anche solo un’ora è più facile rimediare».
Lopez è composto da 10 tracce in cui il filo conduttore è l’emozione. Ma soprattutto in cui c’è davvero tanta attenzione alle parole, ai testi.
«È vero, ed è un aspetto che si collega alla maturità artistica che penso di aver raggiunto con l’esperienza, a forza di provare, di scrivere, di cimentarmi in quella che è la mia arte e che mi appassiona di più. Ho voluto cercare di esprimere me stesso al cento per cento e di essere sincero in ciò che racconto. Ovviamente non sono tutte tracce autobiografiche nel vero senso della parola, ma traggono comunque spunto da esperienze personali e dalle emozioni che ho provato in alcuni momenti particolari della mia vita che ho voluto mettere nero su bianco. Mi piace raccontare di storie che riguardano la vota e di esperienze che mi hanno colpito in modo particolare».
Lo scorso 13 aprile sei stato a Milano per presentare live il disco per la prima volta. Che risposta hai avuto?
«Innanzitutto ero molto emozionato: ho presentato il disco con una band d’eccezione, in cui alla batteria sedeva proprio Davide Combusti. Poi la presentazione non è stata nella mia città d’origine, perciò non sapevo esattamente che cosa avrei trovato. È stato quindi un debutto molto bello, in un locale accogliente che è stato il terreno ideale per un esordio.
Forse non tutti sanno che sei anche un doppiatore incredibile: doppi personaggi italiani e internazionali pazzeschi. Per esempio doppi il personaggio di Leonard nella celeberrima serie tv The big bang theory, oppure il personaggio del Pinguino in Gotham, la nuova serie nata dal fumetto Marvel. In Italia credi che sia possibile conciliare entrambe le carriere? All’estero è la normalità…
«Effettivamente in Italia è molto difficile accettare il fatto che si possano conciliare più discipline e più arti in un’unica persona. Questo per me è assurdo: se pensiamo agli attori americani, alla preparazione che hanno vediamo che sanno fare tutto: ballare, cantare e recitare. E studiano tutte le discipline, dalla musica alla recitazione. Perché quindi non dovrebbe essere possibile anche qui? Io sono cresciuto un una famiglia dove si respirava arte in ogni luogo: mio papà e mio zio sono attori, mia nonna invece suonava il pianoforte e mi ha insegnato sin da piccolissimo. Per me è una naturale predisposizione, che ho sempre avuto e non sarei me stesso se non facessi tutto quello che faccio. Sono convinto che nella vita si debba fare tutto ciò per cui si ha una predisposizione, altrimenti non si è felici».
Un’ultima curiosità che riguarda un altro brano del tuo disco, Che bella giornata. Ho letto che nasce proprio da una scena di vita quotidiana, da una giornata passata nel traffico romano. A che cosa pensavi durante quel momento?
«Sì, è davvero un brano nato da una coda interminabile a un semaforo di Roma. Quel giorno ho davvero viaggiato con la mente: sono arrivato a pensare alla mia vita, al mio futuro, ai problemi che avevo… Piano piano è uscito questo brano. Ho incominciato a scrivere le prime parole sul cellulare, a canticchiare la melodia. Il giorno dopo esisteva questo brano».
Si ringrazia Lopez per la gentile disponibilità.